Storie e Leggende

Todi – 1428 

Matteuccia la strega

Di tanti stereotipi e simboli tipicamente associati al medioevo, che con superficialità è stato per troppo tempo rappresentato come una lunga ed inesorabile ‘età buia’ caratterizzata solo ed esclusivamente da oscurantismo e aspetti per lo più negativi, uno dei più rappresentativi in assoluto è certamente quello della Strega. 

E proprio nel cuore verde della nostra regione, sono accaduti fatti ed eventi che hanno contribuito fortemente alla caratterizzazione stessa di tutto ciò che questo termine, così rappresentativo ed evocativo, ancora oggi suscita in ognuno di noi. 

L’immagine di queste donne che con riti, pozioni, rituali, sabba e ogni possibile nefandezza, univano con devozione la propria vita e la propria anima a Lucifero, quindi esseri spregevoli da ripudiare stanare e combattere con ogni mezzo, non nacque ovviamente in poco tempo, ma con un lungo ed inesorabile processo nel quale la lenta sostituzione e sovrapposizione della cristianità alle vecchie usanze legate a religioni pagane sia di stampo mediterraneo, sia successivamente con evidenti influssi celtici e germanici confluiti con la discesa dei rispettivi popoli attraverso l’Europa, portò inesorabilmente a questa accezione negativa verso queste figure che mantenevano in vita riti ancora ben presenti e conosciuti in tutta la società del tempo. In realtà, questa persecuzione nacque nella parte finale del Medioevo, con primi casi durante il XIII e XIV secolo, ma ebbe il suo reale sviluppo nefasto nelle epoche successive, sia nel Rinascimento, famoso tra tanti il processo alle streghe di Triora in Liguria alla fine del 1500, sia nei secoli successivi con episodi anche molto noti come il processo alle streghe di Salem di fine 1600 nel Nord America. 

La persecuzione prese forma delineata e sistematica nel XV secolo, anche e soprattutto grazie all’accanimento di un illustre personaggio della Chiesa, un frate minore di grande fama, Bernardino da Siena, che con la sua capacità di arringare il popolo e condizionarne il pensiero da fine oratore quale era, contribuì fortemente a questo cambio di punto di vista su queste figure, femminili ma anche maschili. A lui si attribuisce la paternità stessa del termine strega, che derivò dal termine latino  strix, ed è singolare notare come dopo i suoi pellegrinaggi oratori nel centro Italia, iniziarono ad esserci i primi processi alle malcapitate di turno.

Di questi uomini e donne, destinati ad un destino nefasto e terribile per mano della caccia a cui sarebbero stati inesorabilmente sottoposti per secoli, Matteuccia Francisci (o di Francesco) di Ripabianca, ne fu una assoluta rappresentante e, suo malgrado, la storia del suo processo tenutosi a Todi nel 1428 e della conseguente condanna a morte sul rogo per le sue pratiche, è giunta sino a noi perfettamente integra, caso rarissimo se non addirittura unico per un evento di questo tipo, tanto che si ipotizza sia appunto il più antico e meglio conservato documento di un processo inquisitorio. Le carte originali sono tutt’ora perfettamente conservate nell’archivio storico della città di Todi.

Di tanti stereotipi e simboli tipicamente associati al medioevo, che con superficialità è stato per troppo tempo rappresentato come una lunga ed inesorabile ‘età buia’ caratterizzata solo ed esclusivamente da oscurantismo e aspetti per lo più negativi, uno dei più rappresentativi in assoluto è certamente quello della Strega. 

E proprio nel cuore verde della nostra regione, sono accaduti fatti ed eventi che hanno contribuito fortemente alla caratterizzazione stessa di tutto ciò che questo termine, così rappresentativo ed evocativo, ancora oggi suscita in ognuno di noi. 

L’immagine di queste donne che con riti, pozioni, rituali, sabba e ogni possibile nefandezza, univano con devozione la propria vita e la propria anima a Lucifero, quindi esseri spregevoli da ripudiare stanare e combattere con ogni mezzo, non nacque ovviamente in poco tempo, ma con un lungo ed inesorabile processo nel quale la lenta sostituzione e sovrapposizione della cristianità alle vecchie usanze legate a religioni pagane sia di stampo mediterraneo, sia successivamente con evidenti influssi celtici e germanici confluiti con la discesa dei rispettivi popoli attraverso l’Europa, portò inesorabilmente a questa accezione negativa verso queste figure che mantenevano in vita riti ancora ben presenti e conosciuti in tutta la società del tempo. In realtà, questa persecuzione nacque nella parte finale del Medioevo, con primi casi durante il XIII e XIV secolo, ma ebbe il suo reale sviluppo nefasto nelle epoche successive, sia nel Rinascimento, famoso tra tanti il processo alle streghe di Triora in Liguria alla fine del 1500, sia nei secoli successivi con episodi anche molto noti come il processo alle streghe di Salem di fine 1600 nel Nord America. 

La persecuzione prese forma delineata e sistematica nel XV secolo, anche e soprattutto grazie all’accanimento di un illustre personaggio della Chiesa, un frate minore di grande fama, Bernardino da Siena, che con la sua capacità di arringare il popolo e condizionarne il pensiero da fine oratore quale era, contribuì fortemente a questo cambio di punto di vista su queste figure, femminili ma anche maschili. A lui si attribuisce la paternità stessa del termine strega, che derivò dal termine latino  strix, ed è singolare notare come dopo i suoi pellegrinaggi oratori nel centro Italia, iniziarono ad esserci i primi processi alle malcapitate di turno.

Di questi uomini e donne, destinati ad un destino nefasto e terribile per mano della caccia a cui sarebbero stati inesorabilmente sottoposti per secoli, Matteuccia Francisci (o di Francesco) di Ripabianca, ne fu una assoluta rappresentante e, suo malgrado, la storia del suo processo tenutosi a Todi nel 1428 e della conseguente condanna a morte sul rogo per le sue pratiche, è giunta sino a noi perfettamente integra, caso rarissimo se non addirittura unico per un evento di questo tipo, tanto che si ipotizza sia appunto il più antico e meglio conservato documento di un processo inquisitorio. Le carte originali sono tutt’ora perfettamente conservate nell’archivio storico della città di Todi.